Scuola Psicoterapia: Il concetto di Esperienza di Base del Sé

Scuola Psicoterapia: Il concetto di Esperienza di Base del Sé

Autori: Dott.ssa Carlota Benitez Dott. Luciano Sabella 

L’IPOTESI DELL’INTEGRAZIONE ORIGINARIA

Oggi, grazie alla ricerca interdisciplinare e alle scoperte delle neuroscienze, sappiamo di più sulle strette e complesse relazioni fra corpo e mente e ci possiamo validamente allontanare da visioni dualiste e parziali che hanno permeato la conoscenza del secolo scorso.

Nella Body-psychotherapy l’utilizzo di tecniche psicocorporee, che mettevano in pratica il presupposto teorico dell’identità funzionale fra processi psichici e somatici scoperto da Wilhelm Reich più di settanta anni fa, e la loro idoneità nel provocare cambiamenti nella persona, per molti anni sottovalutata quando non negata dalle teorie in voga, permise di cominciare a scoprire queste interrelazioni profonde e complesse.

Non si trattava però semplicemente di creare e utilizzare tecniche corporee, quanto portare avanti una nuova teoria sul funzionamento dell’essere umano e sul suo sviluppo evolutivo. Concepire il funzionamento del bambino come un insieme di riflessi e istinti puramente biologici, senza potenzialità di rappresentazione mentale, di capacità relazionali e stabilendo una discontinuità fra la vita del bambino e la vita dell’adulto, faceva pensare i processi corporei, motori e percettivi come degli stadi primari che non esercitavano un’influenza diretta sui processi mentali che si sarebbero sviluppati soltanto più tardi. I processi corporei erano così una pura base biologica su cui si sarebbe sviluppata più tardi una mente concepita in modo adultomorfico. Oggi, con le nuove metodologie dello studio del neonato, sappiamo che nel bambino non troviamo una mente come quella dell’adulto, ma che non c’è discontinuità e gli stessi processi corporei e mentali che si diversificano e si complessificano progressivamente sono presenti sin dall’inizio della vita umana. Si poteva allora ipotizzare, già settanta anni fa, che processi corporei e mentali agissero in modo integrato e si sviluppassero a vicenda.

Aveva così un senso creare delle tecniche che toccassero in modo integrato tutti gli aspetti del funzionamento, corporeo e mentale; e poi integrare le osservazioni cliniche in una teoria che permettesse di comprendere la profonda interdipendenza fra funzionamenti corporei e psichici, proponendo delle spiegazioni su come questi processi agiscano insieme e senza perdere di vista il funzionamento totale della persona. Questo è stato il compito per decenni della Psicoterapia Funzionale.

INFANT RESEARCH

Negli ultimi decenni le ricerche sul bambino e il neonato hanno apportato dati che convalidano queste ipotesi, presentandoci ogni volta dati più sorprendenti sulla vita intrauterina. Sappiamo ora che il neonato, e forse anche il feto, ha grande capacità relazionale e d’imparare dalla propria esperienza nel contatto pieno con se stesso e col suo intorno ambientale, per soddisfare ogni volta in modo più appropriato i propri bisogni.

Daniel Stern (1985) ha spiegato come si sviluppa il rapporto del bambino con il mondo esterno. Egli ha la necessità e la capacità di elaborare “rappresentazioni astratte delle qualità più globali dell’esperienza”, per agire e relazionarsi con il mondo. Queste rappresentazioni sono qualità più complesse che il bambino astrae dall’esperienza. Questa capacità esiste dall’inizio della vita e non è, come si pensava, un punto di arrivo dopo il secondo anno di vita. Per appoggiare questa ipotesi, Stern riporta le scoperte di Meltzoff e Borton (1979), provando così che i neonati sono già capaci di elaborare schemi coordinati tattili-visivi, senza dover passare prima per la costruzione di tali schemi separati, come credeva Piaget nel 1952. Stern conclude che i bambini sono precostituiti per realizzare un trasferimento d’informazione transmodale che permette loro di riconoscere una corrispondenza fra il tatto e la visione. ll vincolo delle esperienze tattili e visuali si genera tramite la costituzione innata del sistema percettivo, e non per via dell’esperienza ripetuta del mondo. Inizialmente non si ha bisogno di nessun apprendimento e l’apprendimento susseguente sulla relazione fra le modalità può erigersi su questa base innata.  Il poter trasmettere un’informazione da un canale sensoriale-percettivo ad un altro durante i primi giorni di esistenza dimostra altresì che non ci si trova di fronte ad una scissione originaria.

Questo principio teorico basilare, o “principio cogente interno” dell’integrazione originaria, permise di concepire uno degli obiettivi della psicoterapia: il lavoro su questo “nucleo profondo” d’integrazione che permane anche in presenza di alterazioni dei Funzionamenti dell’organismo, come postula la Psicoterapia Funzionale.

 

INVOLUCRI DI ESPERIENZA E ESPERIENZE DI BASE DEL SE’: Intreccio di Esperienze e Funzionamenti

 

Il bambino impara a riconoscere quegli elementi che nelle varie circostanze restano costanti, in modo tale da costruirsi un modello del mondo attraverso il quale poter intervenire sul medesimo.Tali costanti andranno a formare quelli che Stern (1985) definisce involucri di esperienze.Psicoterapia Funzionale

La cosa importante da rilevare è che il neonato coglie le parti invariabili dell’esperienza anche laddove l’invariante è il cambiamento, il passaggio da uno stato ad un altro; questi primi insiemi derivati da vissuti diretti di natura esperienziale che si amalgamano, diventano in seguito involucri narrativi, ossia l’insieme degli atti, degli eventi, degli esiti che hanno un senso di sviluppo e di continuità. In pratica, il bambino arriva alla fine a percepirsi proprio come l’elemento invariante e conseguentemente acquisisce le capacità di “raccontarsi” (Rispoli, 1993).

Rispoli analizza il concetto di Stern d’”involucri di esperienza” e, tenendo ben presente la scoperta dell’Identità Funzionale, le ridefinisce come “processi Funzionali legati intimamente in una determinata associazione, e con quelle caratteristiche che il neonato è riuscito ad astrarre dall’estrema variabilità degli eventi”. [1]

Egli così teorizza che queste particolari “forme” che prendono i diversi processi Funzionali, organizzati in una determinata configurazione per soddisfare una determinata richiesta dell’ambiente e un Bisogno dell’individuo, possano essere delle modalità fondamentali con cui l’essere umano impara e si sviluppa. Queste forme sono delle Esperienze che ogni essere umano attraversa e che per la loro importanza egli definisce di Base. Attraversando queste Esperienze Basilari, l’essere umano, dall’inizio e durante tutta la sua vita, le consolida, completando il suo sviluppo Evolutivo.

Un’Esperienza di Base del Sé è dunque una configurazione di Funzioni dove ogni Funzione, unità più piccola del funzionamento, assume una modalità, una “forma” caratteristica e coerente con l’esperienza vitale che l’organismo vuole compiere nel mondo. In altre parole, le Funzioni si organizzano in una configurazione caratteristica di quell’Esperienza di Base, nel modo più adattivo al raggiungimento del Bisogno che l’organismo vuole soddisfare.

IL NUOVO CONCETTO DI ESPERIENZE BASILARI DEL SE’ (EBS)

Tale concetto (Rispoli, 1994) rende conto dell’interrelazione profonda fra psichico e somatico, perché ogni EBS è costituita da processi la cui unità più piccola, la Funzione, coinvolge sia elementi psichici sia corporei: posturali, muscolari, fisiologici, neuro-endocrini, ma anche emotivi, cognitivi.

Psicoterapia Funzionale: il concetto di base del sé

ll concetto di Esperienza è qui impiegato in una doppia asserzione: da un lato esperienza come processo per cui la persona si coinvolge in un’attività con tutto il suo essere, con le emozioni, i pensieri, le sensazioni; dall’altro come il risultato di questo coinvolgimento: quello che la persona acquisisce, impara, assimila da questo processo.

Per questo motivo Rispoli concepisce le EBS come Esperienze fondamentali nell’età evolutiva; e come Funzionamenti di Fondo in quanto generatrici di Capacità che la persona acquisisce grazie al vissuto ripetuto di queste particolari Esperienze durante lo sviluppo evolutivo, dall’inizio fino alla fine della sua vita.

Così le EBS sono sempre Funzionamenti, ma si aggiunge un’altra considerazione: sono i Funzionamenti ad essere alla base, “alla radice” dei comportamenti, emozioni, pensieri. Rispoli riconosce un importante potere “strutturante” della persona e delle sue relazioni con l’ambiente a queste Esperienze, perciò chiamate basilari o fondamentali.

Durante lo sviluppo evolutivo queste Esperienze sono vissute nella relazione con l’altro e con l’ambiente, e perciò concepite anche come esperienze di relazione che la persona realizza, ripetutamente e interagendo con l’ambiente, per sentire, muoversi, imparare, entrare in relazione, vivere…

Il concetto di EBS ci permette di spiegare e di capire come il bambino sperimenta la realtà mettendo in moto configurazioni di Funzionamenti, e passando da un’organizzazione di Funzioni ad un’altra, in modo adattivo. Sperimentare diverse situazioni con diverse combinazioni congruenti di Funzioni, gli permette di consolidarle, di costruire Capacità (apprendimento), e di evolversi (sviluppo evolutivo).

CONFRONTO COL ALTRI MODELLI

L’approccio Funzionale si allontana dalla teoria di Stern nel momento in cui specifica la natura delle esperienze, chiedendosi quali sono i loro costituenti che ne determinano la natura psichica e psico-corporea. La risposta, ancora una volta, sta nel concetto di “Funzioni”. Gli involucri sarebbero così costituiti da procTeoria di Stern (Psicoterapia Funzionale)essi Funzionali legati in determinate e caratteristiche associazioni, proprio quelle che il bambino avrà estrapolato come costanti dall’incontro con l’ambiente. Queste configurazioni di Funzioni si aggregheranno intorno ad una particolare sequenza di eventi per andare a prendere una forma, una caratterizzazione riconoscibile che andrà a determinare proprio quell’esperienza specifica.

Ci sembra interessante focalizzare l’attenzione sul concetto di esperienza della Jacobson e il ruolo che questa viene ad assumere nello sviluppo complessivo dell’individuo. Per l’autrice le modalità di esperienza si collocano lungo un continuum all’interno del quale è possibile sperimentare sensazioni e vissuti di piacevolezza e spiacevolezza, secondo dove queste esperienze si collocano. La reiterazione di tali esperienze, il coinvolgimento di più e contemporanei processi durante le stesse e la centralità delle relazioni e della loro qualità nell’andare a determinare la natura degli eventi, collocano la visione della Jacobson molto vicina a quella Funzionale. Ciò che cambia radicalmente è la natura interiorizzata di tali esperienze. Nel caso dell’autrice queste condurrebbero a una crescente rappresentazione di sé e dell’oggetto esterno, mentre le relazioni, oltre che reali, sarebbero ampiamente fantasticate e s’interiorizzerebbero in immagini oggettuali, prodromi delle relazioni interiorizzate. Per la Psicologia Funzionale tutto ciò si collocherebbe su di un versante di realtà fattuale, dove sono le Funzioni che si modificano tramite la relazione e non le immagini a esse collegate. La variazione delle Funzioni cambierebbe a sua volta la qualità dell’esperienza nella sua caratterizzazione globale, che verrebbe a determinare la natura prevalentemente piacevole o spiacevole dell’evento interattivo.

EBS, FUNZIONAMENTI DI FONDO E PSICOTERAPIA

Per capire bene la rivoluzione a livello della metodologia psicoterapeutica apportata dal concetto di Esperienze Basilari del Sé concepito come Funzionamento di fondo, Rispoli spiega che nella pratica esistono due modalità fondamentali di concepire una terapia: la prima è quella che agisce sugli eventi più specifici e sui particolari che caratterizzano il comportamento delle persone; la seconda intende la terapia come un intervento mirato sui funzionamenti a monte di tutte le situazioni particolari che si possono creare nella vita delle persone. Utilizzare le Esperienze di Base del Sé in terapia significa andare a incidere su questi funzionamenti a monte.

Intervenire sui Funzionamenti di Fondo permette di lavorare sul “profondo” della persona, con il vantaggio di non dover considerare gli innumerevoli particolari che possono essere presenti in una determinata situazione della vita della persona: di conseguenza anche le tecniche psicoterapeutiche non devono occuparsene. Le tecniche Funzionali per il recupero delle EBS sono uguali per tutte le persone, perché le EBS sono specie-specifiche, e possiamo ipotizzare che tutti gli esseri umani le attraversino nello stesso modo, cioè con una stessa configurazione di Funzioni che le contraddistingue. Agendo sulle Esperienze di Base, si può agire sulle caratteristiche di questi Funzionamenti di fondo in modo chiaro e diretto.

Quando la psicoterapia Funzionale innesta il cambiamento vero e proprio della persona, non si tratta di aggiustare “riproduzioni” o ricordi degli eventi del passato. Il vero cambiamento è nei Funzionamenti delle persone e non nei vissuti. Non c’è nessun “come se” che possa avere efficacia e produrre cambiamenti. Piuttosto modificheremo realmente e concretamente le tracce che gli eventi del passato hanno lasciato nei Funzionamenti profondi di base dell’organismo, e le modalità alterate che essi hanno acquisito. In questo modo la terapia può risultare molto più efficace, limpida nelle sue tecniche e semplificata nei suoi processi, ancorché complessa nel suo quadro generale.

[1]     Luciano Rispoli, Esperienze di Base e sviluppo del Sé. Ed. Franco Angeli, collana di Psicologia, Milano 2004, pag. 50.


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