L’intervento funzionale sulle gestanti

il bambino nei primi mesi di vita

Premesse teoriche
La ricerca è volta a verificare l’efficacia dell’intervento Funzionale con le gestanti; un intervento che si estende a tutti i piani del Sé, a tutti i livelli psicocorporei.
In particolare il lavoro Funzionale con le gestanti ha lo scopo di rendere fluido e mobile il rapporto madre-bambino sciogliendo e rivitalizzando quei canali psicocorporei attraverso cui passa la comunicazione tra madre e figlio prima della nascita.
Quando questi risultati sono raggiunti si rileva, come importante conseguenza, una condizione di gestazione tranquilla e serena, un travaglio più facile, un parto naturale, e soprattutto una condizione evidente di benessere nel neonato che si protrae di molto anche dopo la nascita. Siamo in presenza di “bambini buoni”, che dormono, mangiano, crescono, assaporano il piacere della vita con serenità e pienezza.
Non si riscontrano, se non raramente, angosce, drammi, pianti, insonnie, irrequietezze, tutti segnali di un disagio in atto, di una difficile entrata del bambino nella vita.
Un bambino buono, inoltre, rasserena i genitori, li gratifica, li rende contenti e maggiormente sicuri in se stessi (in particolare la madre che si sente responsabile della vita che ha creato); evitando così la spirale negativa delle preoccupazioni, delle paure, delle insicurezze, dei nervosismi indotti dal neonato che non sta bene e non è tranquillo.

L’intervento Funzionale
L’intervento Funzionale sulle gestanti agisce su cinque snodi importanti della relazione tra la madre e il nuovo essere che ha messo al mondo:

  • Sul feto nell’utero; rendendo la sua vita nel corpo della madre in sintonia con quest’ultima, dandogli la sensazione di benessere già nella vita intrauterina.
  • Sul neonato nel parto; evitando gli eccessivi traumi di un parto non fluido, trattenuto dalla madre, e dando anzi al bambino le sensazioni vitali ed energetiche che un parto naturale produce.
  • Sul neonato nei primi mesi di vita; perché il neonato porta dentro di sé a tal punto le sensazioni di benessere ricevute sino a quel momento che la sua vita è serena, morbida e piena anche se l’ambiente circostante non è scevro da ansie, imperizie, incapacità a percepire il bambino e i suoi bisogni.
  • Sulla madre; che si sente vitale e capace, che percepisce il suo benessere interno sia nella gestazione che nel parto, che vede i propri meccanismi fisiologici funzionare appieno e acquista sempre maggiore fiducia in se stessa.
  • Sulla madre; per effetto della serenità del neonato che sembra gioire di ciò che la madre gli sa dare, nonostante incapacità, durezze, chiusure che la caratterizzino ancora anche dopo la partecipazione all’intervento Funzionale sulle gestanti.

L’importanza e la multidimensionalità di questi punti ci rinforza nella scelta di iniziare un intervento Funzionale con le gestanti sin dal 4° mese di vita e di non chiamarlo “preparazione al parto”, perché non è solo il momento del parto che, come abbiamo visto, influisce in modo cruciale sulla vita della madre e soprattutto del bambino, bensì una riacquistata mobilità e morbidezza della madre che comunica col bambino durante tutta la gravidanza.

La ricerca
Di questi vari snodi la ricerca prende in considerazione quello che meglio rispecchia anche la positività degli altri, vale a dire la condizione di benessere o meno del neonato nei suoi primi mesi di vita.
Questo permette di accertarsi dell’esistenza indubbia di condizioni di benessere prima della nascita e nel parto, condizioni di cui il bambino risente tanto più a lungo quanto più intense e positive sono state.
Al di là di un certo periodo di tempo, che per la ricerca si è stabilito di massimo 2/3 mesi, è evidente che le condizioni del neonato diventano sempre più dipendenti dalla capacità di accoglimento attuali, dalla risposta dei genitori ai suoi bisogni vitali.
Anche un “bambino buono” finisce per cedere al nervosismo e al malessere se la non sintonia dei familiari persiste oltre un certo limite, se il disagio che avverte intorno a sé si protrae e penetra poi profondamente dentro di lui minando quel benessere accumulato precedentemente.
Dunque l’indagine si rivolge alle condizioni del neonato nei suoi primi mesi di vita, anche per ricercare il più possibile condizioni oggettive di benessere piuttosto che rischiare di rimanere imprigionati nelle complesse articolazioni dei vissuti di un adulto, delle sue impressioni, di vecchie sensazioni di vita antecedente che facilmente si possono ritrovare sclerotizzate e inconsapevoli in una madre e in un padre.