Scuola di Psicoterapia: I Disturbi dell’Attenzione e Iperattività per il Neo-Funzionalismo

Scuola di Psicoterapia: I Disturbi dell’Attenzione e Iperattività per il Neo-Funzionalismo

Scuola di Psicoterapia: I Disturbi dell’Attenzione e Iperattività per il Neo-Funzionalismo

 

luciano rispoli psicologia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Scuola di Psicoterapia: I Disturbi dell’Attenzione e Iperattività per il Neo-Funzionalismo

Di seguito presentiamo un interessante articolo a cura di Maria Luisa Passarini estrapolato dalla Rivista Scientifica di Psicologia n°6 dove verranno spiegati i disturbi dell’Attenzione e Iperattività (ADHD) attraverso una visione Neo-Funzionalista.

 

Cos’è l’ADHD? L’acronimo sta per Attention Deficit Hyperactivity Disorder, e definisce un quadro comportamentale evolutivo in cui vi è una elevatissima difficoltà di attenzione, una marcata tendenza all’impulsività e una forte e continua attivazione motoria. Molti bambini soffrono di disattenzione più sfumata ma persistente o di una certa tendenza all’iperattività, e anche questi bambini vengono portati in consultazione. È pensiero condiviso tra i clinici che anche in questo gruppo vi sia un disagio sottostante di cui è bene occuparsi. I dati epidemiologici ci dicono che solo il 20/30 % dei bambini agitati e distratti rientrano nei criteri definiti per poter porre una diagnosi di ADHD anche lieve.

Nella pubblicazione “ADHD La valutazione e l’intervento nella Psicologia Funzionale” del 2016 di Passarini e Vezza, viene approfondito l’intervento della Psicologia Funzionale dedicato ai bambini con ADHD e ai bambini che manifestano sintomatologie più sfumate di quelle connesse a questa sindrome ormai molto studiata. Il DSM (Diagnostic and Statistical Manual of mental disorder) indica i criteri diagnostici necessari a definire la presenza dell’ADHD, classificato come disturbo neurobiologico. La diagnosi di ADHD definisce un quadro comportamentale caratterizzato da un modello persistente di disattenzione e iperattività-impulsività, più frequente e grave di quanto si osserva tipicamente in soggetti ad un livello paragonabile di sviluppo (APA, 2000).

L’ADHD viene inquadrato nel DSM 5 come un disturbo evolutivo dell’autocontrollo, di origine neurobiologica, che interferisce con il normale sviluppo psicologico del bambino e ostacola in modo significativo lo svolgimento delle attività quotidiane. Le cause del disturbo sono state oggetto di numerose ricerche che hanno rilevato correlazioni con alcune alterazioni genetiche, e alcune alterazioni neuro anatomiche Il focus è posto sul sistema dopaminergico, influenzato dai geni coinvolti. Non tutti i bambini con ADHD possiedono questa alterazione genetica. I dati corroborano quindi l’ipotesi che, necessariamente, altri fattori, siano essi di natura genetica o ambientale, concorrano nel determinare l’insorgenza del disturbo (Bernarducci, 2015). Questa evidenza scientifica attesta l’esistenza di fattori neurobiologici predisponenti, lasciando aperta tutta la questione sui fattori ambientali e relazionali all’origine del disturbo. Da un lato vieneluciano rispoli psicologia a rafforzarsi la consapevolezza di doverci porre nei confronti di questi bambini e di queste famiglie in un atteggiamento di particolare empatia e sostegno, riconoscendo l’oggettiva maggiore difficoltà di figli e genitori. I maggiori esperti della cura di bambini con ADHD segnalano con decisione che “questo disturbo… non è imputabile ad una scorretta disciplina educativa e tanto meno è da considerarsi come un comportamento provocatorio da parte del bambino” (Marzocchi, 2003).

Ecco alcuni sintomi di disattenzione:

  • Difficoltà frequente a prestare attenzione ai particolari e tendenza a errori di distrazione nei compiti scolastici. • Difficoltà a mantenere l’attenzione sui compiti o sulle attività di gioco.
  • Spesso non sembra ascoltare, spesso non segue le istruzioni e non porta a termine i compiti scolastici. Ha spesso difficoltà a organizzarsi nei compiti e nelle attività. 
  • Spesso evita, prova avversione o è riluttante a impegnarsi in compiti che richiedono sforzo mentale protratto. 
  • Perde spesso gli oggetti necessari per i compiti o le attività. 
  • Spesso è facilmente distratto/a da stimoli esterni. 
  • E’ spesso sbadato/a nelle attività quotidiane. Di seguito riportiamo alcuni sintomi di Iperattività e Impulsività: 
  • Spesso agita o batte mani e piedi o si dimena sulla sedia o lascia il proprio posto in situazioni in cui si dovrebbe rimanere seduti.
  • Spesso scorrazza e salta in situazioni in cui farlo risulta inappropriato. 
  • E’ spesso “sotto pressione”, agendo come se fosse “azionato da un motore”. 
  • Spesso parla troppo e “spara” una risposta prima che la domanda sia stata completata. 
  • Frequente è la difficoltà nell’aspettare il proprio turno, interrompe gli altri o è invadente nei loro confronti.

Diversi sintomi di disattenzione o iperattività-impulsività devono essere stati presenti prima dei “Questo disturbo… non è imputabile ad una scorretta disciplina educativa e tanto meno è da considerarsi come un comportamento provocatorio da parte del bambino” Marzocchi 21 Infanzia e Adolescenza Rivista semestrale della Scuola Europea di Psicoterapia Funzionale 12 anni. È necessario che diversi sintomi di disattenzione o iperattività-impulsività si presentino in due o più contesti, che interferiscano con la qualità del funzionamento sociale o scolastico e che non siano meglio spiegabili da altri disturbi mentali. La diagnosi di ADHD può essere combinata o a prevalenza di disattenzione o di iperattività, e la gravità può essere Lieve, Moderata o Grave (APA, 2013, pp.68-70).

L’ADHD è presente nella maggior parte delle culture in circa il 5% della popolazione in età evolutiva, con un rapporto maschi/femmine 2:1. E’ spesso identificato solo in età scolare, quando porta a problemi negli apprendimenti e nella condotta per l’aumento delle richieste ambientali. Le ricerche attestano che la sua storia naturale è caratterizzata da persistenza fino all’adolescenza in circa due terzi dei casi e fino all’età adulta in circa un terzo dei casi.

 

ALTERAZIONI DEL SÈ NEI BAMBINI CON ADHD

Vediamo ora la diagnosi attraverso le alterazioni dei Sistemi integrati dell’organismo e dal punto di vista evolutivo vedremo le Esperienze di Base del Sé che, se alterate nel corso dello sviluppo, sostengono l’espressione dell’ADHD. Dal punto di vista Neo-Funzionale, iperattività, disattenzione e impulsività sono correlati ad alterazioni di fondo su tutti i piani del Sé. Non si pensa quindi solo ad una alterazione dei sistemi cognitivi, pure importantissimi, descritti dalla carenza di dialogo interno, ma si valutano tutti i Sistemi del Sé e la loro integrazione. Nello specifico individuiamo, per la sintomatologia legata all’iperattività e all’impulsività, carenze nella capacità di Stare e nella Calma. L’EBS della Calma è, in questi casi, molto difficile da esperire in modo adeguato. Nel bambino iperattivo non saranno solo i movimenti ad essere alterati (bambini sempre in movimento) ma anche il sistema neurovegetativo e i pensieri e le emozioni avranno difficoltà a funzionare in modo appropriato e congruente con la Calma. Per quanto riguarda la difficoltà di attenzione sappiamo che nell’ADHD è alterata la capacità di orientare l’attenzione e anche quella di mantenerla nel tempo; abbiamo quindi bambini con difficoltà a tenere l’attenzione per tempi prolungati sul focus scelto o richiesto.

 

Continua la lettura dell’articolo all’interno della Rivista Scientifica, cliccando qui

 

 

 

 


 

 

 

Maria Luisa Passarini: Laureata a Padova nel ’91,  specializzata nella Scuola Europea di psicoterapia Funzionale nel ’95, ocente e Supervisore nella scuola Europea di Psicoterapia Funzionale, coordinatrice dei Master SEF a Brescia e Milano, Presidente dell’Istituto SIF di Brescia, oltre che psicoterapeuta e formatrice di educatori, ostetriche, insegnanti, psicologi.

 

 


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